Libreria Fahrenheit 451



Benvenuti Lettori nel blog della libreria Fahrenheit 451...
abbiamo aperto questo spazio per parlare di libri con voi...per presentarvi non solo le novità appena uscite, ma...soprattutto...libri letti e proposti da noi e da voi...scriveteci, commentate i post, parlateci delle vostre letture...

"Oggi il libro è solo uno degli oggetti di consumo che si spartiscono i nostri desideri. Le categorie di cultura alta e cultura bassa non sono più in grado di descriverlo. Oggi il libro compete non solo con altri libri, ma soprattutto contro i quiz, i telefonini, le scarpe da ginnastica e ogni altra merce desiderabile". dal Manifesto di ISBN Edizioni

"Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere". Daniel Pennac

mercoledì 10 ottobre 2012

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7 commenti:

  1. Invito - italiano
    Io sono brasiliano.
    Dedicato alla lettura di qui, e visitare il suo blog.
    ho anche uno, soltanto molto più semplice.
    'm vi invita a farmi visita, e, se possibile seguire insieme per loro e con loro. Mi è sempre piaciuto scrivere, esporre e condividere le mie idee con le persone, a prescindere dalla classe sociale, credo religioso, l'orientamento sessuale, o, di Razza.
    Per me, ciò che il nostro interesse è lo scambio di idee, e, pensieri.
    'm lì nel mio Grullo spazio, in attesa per voi.
    E sto già seguendo il tuo blog.
    Forza, pace, amicizia e felicità
    Per te, un abbraccio dal Brasile.
    www.josemariacosta.com

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  2. Su ufofor.u.it mi hanno dato dell'idiota... Il poeta è un fingitore? Pessoa, mille nomi... Non me frega un fico tanto non ci sento. Bruciate carte, prendete in giro il mondo? Non sono Zardoz, non sono Ovoz, non sono che una formicuzza, e quanto schiacciabile dal passo...

    Titana la Rossa (2014) Se sfioro l’erba, sono verde.
    (Paavo Havikko – Finlandia)

    In distretti di lotta, questa notte
    Continua a negarci pietà al sonno.
    Galassie, mondi portentosi, li so
    Nell’universo di dèi nebulosi.
    Come Amor si vuole, e non ti dico
    Una supplica, perché ci gira attorno
    Quella tigre pronta a graffiarci core,
    Come suo centro favorito? Oh, scorno!
    Me tapina! Io no, non son cattiva
    Anche se nata d’un altro colore.
    Se l’erbe sfioro, verde di gioia sono,
    Come una lacrima di sole al vento.
    E, stranamente, come formica
    Scossa, in sì lieve camicia rossa,
    Son più pacifica di molte bestie.
    (Titana! Titana, le macini, parole,
    Per poi trovarti a pestar un tasto:
    Ed è il Male il buon dente guasto):
    Quella interiore secerne a dolore.

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  3. Sui miei passi strascicati sull’orlo
    D’una fossa ora spiovono stelline
    Di fiore, come stille di occhi lassù,
    E di contrade morte. Da poco un mar
    Di petroli si è riversato fin qua,
    Come fibrosi di spessi liquami
    Affondò in cavità di brutto sogno:
    Terrea, ci indugio a occhietti aperti.
    Anzi, m’inoltro nello scuro del pozzo
    Della memoria, scoprendo capezzoli
    Petrosi d’una grotta imbandierata
    Di pipistrelli: ed ecco la nausea...
    Con far d’olfatto, per caso discesi
    In labirinto osceno: e lì m’ingolfo
    A fagiolo, in pappa di brace e muco.
    Caccio vocetta, mi fece eco tronco
    Stornello d’un menestrello: tocco
    Al cervello, mostro vero o cammello
    Che fosse, mi ritrovo nell’avello
    Di ostile formicaio. Nel ritornello

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  4. Che piega schiene lucidandola bella,
    Una Rolls Royce, v’impazzava lucetta
    Come di sigaretta: la solita ramazza
    Con fumetto d’aria fritta, a dritta
    Nettò cenere teschietto in elmetto.
    Troppo spesso il desiderio è debole,
    Sta asservito al pensiero del Nulla,
    E sulla ruota di destini, capperina!
    Si crocifigge culto, libertà, poesia,
    Con frigida noia o per vile sollazzo.
    Piramide di bocche voraci, di sedani
    Da paura, bruciavan calorie com’è
    Di natura; brillo birillo ronfava
    Tra quelle grinfie pronte a banchetto.
    Che far, come tornar su, al Tronchetto?
    Ah, vacillo! Ne spillai da baccello
    Lì dove ormai s’è fatto gran bordello.
    Mi serviva, però, bello stratagemma
    Per non finirci in salamoia! Dilemma
    Se usarla o non usarla, mascherina
    Di cui son regina, di quando mi sento
    Siccome una ruina. Leggere il vento

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  5. È un’arte di poche e anch’io salpai
    Verso riviere più serie. “O mal mosse
    Schiere, o formiche annerite di tosse”,
    Così dissi loro, e falsa e stentorea,
    “Giammai v’arrovella l’incompiuto,
    Il senso perduto di cose, uno starnuto
    Nel fazzoletto d’erba del più vicino?
    Quest’ambascia l’avverte vicino:
    Ombre rosse dalle fila ben serrate,
    Nel riscatto d’amore a pene celate,
    Stanno pronte a calar come spade
    In questo paradiso di orchi e fate.
    Tra le antenne non hanno fossette
    Né sorriso ebete per due mossette
    Di sederino... Ah, ah! Battagliere
    Sì, morrete mangiando ’sta polvere!
    Ben ci piace crosticina, non mollica
    Sciapa. A vibrare d’ali e di mani
    Congiunte, mosseci per vera sete,

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  6. Tra poco tutte vi scrolleremo in tino
    Ove pece già ne sa dell’inferno divino!”.
    Ratto m’involo: sul filo del rasoio
    Tiro recchie, zampette torco a questa,
    A quell’altra troiana, ficco due pinze
    Nella pancia di chi ebbe cortocircuito.
    Ciò si gira, ronzando strabuzza fanali.
    Per Odino, gli fo’ un occhiolino!
    Scalciando, il trombone sbatacchia
    Quelle di dragone dall’alito pesante.
    Caso vuole che in cul a baleno, tra uno
    Ed altro pelo, me ne sia poi gita.

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  7. Su dune salimmo per erte a noi nove,
    A riveder le stelle che un tutto move,
    Ma la luna io toccai con picciole dita.
    E seppi d’altre cose mossa una lode
    A cavalcatura stronza, di frode:
    Mi scrollò nell’infinito. La morte
    Si fece molto vicina. Ora sfinita,
    L’ora rapace, la sento più forte.
    Viene l’onda del destino: finita,
    Rendo la cara vita. Lo stremo sfronda.

    [Nota: questo poemetto è stato scritto ripensando al disastro ecologico del Golfo del Messico].

    Questa cosa è di un Wen-ex, ma ora pubblica

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